L’impatto del de-risking secondo EBA. A pochi mesi dall’entrata in vigore dei nuovi orientamenti – leggi nostro articolo – l’EBA torna sull’argomento. Esprimendosi riguardo l’impatto del de-risking nell’UE.
Nel documento EBA del Marzo 2021 “orientamenti sulle misure di Adeguata verifica della clientela e sui fattori che gli enti creditizi e gli istituti finanziari dovrebbero prendere in considerazione nel valutare i rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo associati ai singoli rapporti continuativi e alle operazioni occasionali, si legge che:
“Le imprese dovrebbero mettere in atto politiche e procedure appropriate e in funzione del rischio per assicurare che il loro approccio all’applicazione delle misure di adeguata verifica della clientela non si traduca nel rifiutare ingiustamente a clienti che ne avrebbero legittimamente diritto l’accesso ai servizi finanziari”
Attenzione al de-risking ingiustificato
Oggi il de-risking è utilizzato quale strumento da adottare al fine di valutare la possibilità di non offrire servizi ad alcune categorie di clienti associate a un rischio più elevato di AML/CFT. L’attività di valutazione dei fattori di rischio, se non adeguatamente calibrata, può addirittura portare i soggetti obbligati a interrompere o limitare rapporti con interi paesi o classi di clienti. L’adozione di una policy così stringente può indurre di conseguenza un blocco sulle attività della valutazione dei rischi anziché andare a gestirla. Un atteggiamento che potremmo definire “eccessivamente rigido”. Il de-risking è sì strumento per impattare situazioni potenzialmente illecite, ma anche, se abusato, veicolo di contraccolpi negativi su alcuni settori dell’economia.
Un esempio lampante
L’EBA tiene a precisare come il sistematico ed indiscriminato utilizzo del de-risking stringente possa celare una gestione inefficace del rischio di riciclaggio di denaro (AML) e finanziamento del terrorismo (CFT). Tra i vari settori colpiti da pratiche di esclusione preventiva, per citare un caso, c’è il settore delle case da gioco. Un settore “limite” che prendiamo a campione. Campione che può evidenziare chiaramente la posizione dell’EBA. Fornire accesso a prodotti e servizi finanziari di base è un prerequisito per la partecipazione alla vita economica. L’esclusione preventiva, quando ingiustificata, potrebbe anche causare un non corretto controllo degli effettivi rischi di riciclaggio e finanziamento al terrorismo, se sussistenti ma non controllabili. In questo senso, molte finanziarie, basandosi su quello che potremmo definire un “comportamento pregiudizievole”, rischiano di limitare le attività di alcune categorie, come le case da gioco. Appunto. Ma non solo.
Altro esempio, le PEP
Una sezione del documento dell’EBA sui PEP (GL 4.48-4.52) chiarisce infatti che le imprese dovrebbero garantire che le misure messe in atto per conformarsi alle disposizioni normative AML non si traducano in negazione “indebita” all’accesso ai servizi finanziari per tali categoria di clienti.
Il parere EBA per evitare il de-risking ingiustificato
Il de-risking ingiustificato secondo EBA si verifica in tutti gli Stati membri e in tutti i settori. Colpisce una grande varietà di clienti dei servizi finanziari dell’UE. Ciò rischia di ostacolare la prevenzione della criminalità finanziaria. Questo potrebbe arrivare anche a minacciare la stabilità dei sistemi finanziari nazionali.
Nel parere pubblicato il 10 Gennaio 2022
EBA invita le autorità competenti a impegnarsi più attivamente per aumentare la consapevolezza in relazione a diritti e responsabilità delle parti coinvolte. Alla luce dell’impatto negativo del de-risking ingiustificato sugli obiettivi del mercato finanziario dell’UE, l’EBA ritiene che le autorità dei servizi finanziari e il colegislatore debbano intensificare gli sforzi per garantire che siano affrontate le cause alla radice del rischio ingiustificato. Per concludere. Si ricorda che attraverso gli orientamenti del 1 marzo 2021 e già dal 2016, l’ EBA aveva voluto focalizzare l’attenzione sull’individuazione di presidi che potessero garantire l’equilibrio tra prevenzione dei fenomeni di riciclaggio e libera iniziativa economica.