Istruttoria del Garante su Geolocalizzazione dei positivi al Covid19 a Ravenna. La notizia è rimbalzata velocemente dalle testate locali a quelle nazionali. Inevitabile, considerando che la decisione della Polizia Locale della cittadina romagnola è quantomeno da considerarsi borderline lato privacy. La pensa così anche il Garante.
L’azione della Polizia Locale
Per accertare il rispetto dell’isolamento fiduciario in relazione al Covid19 – la quarantena – a Ravenna la Polizia locale ha deciso di effettuare controlli telefonici. Fin qui ok. Decisione – a seconda del pensiero personale sulla questione – considerabile troppo invasiva o meno. Ma nulla di più. L’azione che ha fatto muovere il Garante è la comunicazione della stessa Polizia Locale, tramite i canali social. Comunicazione, o meglio dire invito, a tutti i cittadini in quella particolare condizione, di fornire la propria posizione Gps in tempo reale a un numero cellulare di servizio. Numero fornito dalla segreteria del comando, tramite la telefonata “di controllo”.
Controllo a domicilio
Nessun obbligo. I cittadini in quarantena possono rifiutarsi di fornire la posizione. In quel caso “scatta” il controllo domiciliare da parte delle pattuglie. L’operazione ha suscitato non poche perplessità, dubbi sui quali è voluto intervenire il Sindaco della Città: “l’invio consenziente della propria posizione tramite lo smartphone offre al cittadino un’alternativa molto meno invasiva rispetto al controllo a domicilio”. L’isolamento domiciliare è una misura prevista dalla legge per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19 – nero su bianco in una nota del Comune – e le disposizioni su sanzioni e controlli (art.4 decreto legge n.19 del 25 marzo 2020) prevedono che le misure siano eseguite anche dalla polizia municipale, in quanto agente di pubblica sicurezza, che possono recarsi al domicilio oppure optare per “ogni altra operazione tecnica”.
Nessun tracciamento invasivo?
La puntualizzazione del Sindaco di Ravenna fa chiaramente intendere come i dati raccolti siano, nelle intenzioni delle istituzioni locali, una opportunità data al cittadino di scegliere un controllo meno invasivo – quello domiciliare da parte degli agenti – Inoltre, i dati vengono forniti consenzientemente dai cittadini interessati, che hanno altresì la possibilità di non partecipare al tracciamento.
Il Garante però vuole vederci chiaro. Le richieste
Le attenuanti legate alla situazione emergenziale non hanno però frenato l’occhio del garante. Che ha avviato una istruttoria. Il Comune dovrà far pervenire all’Autorità ogni elemento utile alla valutazione del trattamento di dati personali effettuato, con particolare riferimento alle modalità del trattamento, descrivendo gli strumenti del sistema realizzato, incluse specifiche app per dispositivi mobili utilizzate; le finalità perseguite mediante la geolocalizzazione ed i periodi di tempo e le modalità di conservazione dei dati raccolti, nonché il rispetto dei principi di proporzionalità e minimizzazione del trattamento.
Precedente o metodologia isolata?
Se il Garante verificherà che le condizioni legate al rispetto della privacy e della data protection sono conformi – ci chiediamo per esempio, l’agente che telefonicamente raccoglie i dati legge una informativa? – questo metodo di tracciamento sarà seguito da altri Comuni? Da un punto di vista prettamente pratico, l’operazione di tracciamento messo in atto dall’ente potrebbe effettivamente essere un metodo meno invasivo e più pratico? Ovviamente se eseguito nel rispetto del GDPR.