Approvate nuove norme AML per il settore crypto. Nell’incontro di ieri, 31 Marzo 22, il Parlamento Europeo – la commissione ECON – ha discusso ed approvato delle norme che di fatto restringono notevolmente il raggio d’azione per operatori ed utenti in ambito crypto. Inoltre, queste norme inaspriscono i controlli antiriciclaggio, di fatto potenziandoli con dinamiche anche più incisive rispetto a quelle utilizzate in ambito di finanza tradizionale.
Le norme nel dettaglio
Nel luglio 2021 la Commissione europea ha proposto di integrare il regolamento riguardante i dati informativi che accompagnano i trasferimenti di fondi con le criptoattività. In sostanza, l’obbligo a carico degli operatori finanziari di accompagnare ogni trasferimento di fondi con informazioni sul soggetto ordinante e sul beneficiario, si estende anche alle operazioni relative ai crypto-asset. Proposta che ieri hanno emendato in Parlamento europeo. Il quadro emerso dall’incontro di ieri, di fatto inasprisce i “dettami” della proposta originaria. Di seguito i punti salienti delle novità in ambito antiriciclaggio legate alle criptovalute:
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Obbligo di verificare l’accuratezza delle informazioni rispetto all’ordinante o al beneficiario, titolari di eventuali unhosted wallet
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Obbligo per i CASP – fornitori di servizi crypto – di informare le autorità competenti antiriciclaggio in caso di trasferimenti che coinvolgano indirizzi e wallet non-custodial con importi superiori ai 1000 euro
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Possibilità, da parte della Commissione europea, ad 1 anno dall’eventuale entrata in vigore, di introdurre ulteriori misure specifiche per mitigare i rischi connessi ai trasferimenti da o verso unhosted wallet; compresa l’introduzione di eventuali restrizioni aggiuntive
Le reazioni, lo scenario
Già nei giorni precedenti la votazione di ieri, l’ambiente crypto era in fermento tanto da portare Coinbase, uno degli operatori più importanti al Mondo, ad inviare una newsletter a tutti i propri clienti, informandoli delle possibili novità in ambito antiriciclaggio. Una comunicazione dal tono allarmato, ma anche un appello – evidentemente non accolto – al Parlamento europeo di rivedere la sua posizione.
La posizione di Coinbase
La posizione di Coinbase vale ovviamente come esempio per tutte quelle realtà che operano in Europa. Soprattutto per quelle minori. Riportiamo, per evidenziare la posizione del colosso con sede europea in Irlanda – centrale negli U.S.A – un passaggio che sintetizza il “disagio” rispetto alle novità in arrivo:
Non ci sono precedenti per questo tipo di regime di sorveglianza. Se l’UE richiedesse alla tua banca di riportare tutte le transazioni dei suoi clienti ogni volta che sono coinvolti in una transazione superiore a 1.000 euro, o di riportare le informazioni private dei non clienti ogni volta che un cliente interagisce con loro, le banche si opporrebbero. Questo è quello che stiamo facendo ora
Un passaggio che fa anche riferimento ad una sorta di pregiudizio legato al Mondo crypto, rispetto a quello della finanza tradizionale. Se da un lato è universalmente riconoscibile l’esigenza di regolamentare un mercato che a volte ha preso una piega anarchica, dall’altro è altresì riscontrabile un eccesso di timore verso questi mercati. Almeno questo è quello che emerge da molti commenti di operatori del settore, con Coimbase in testa.
Problemi anche tecnici
Oltre al discorso prettamente legato all’antiriciclaggio, c’è anche un aspetto tecnologico e gestionale delle nuove incombenze in arrivo sulle “scrivanie” degli operatori. Infatti, non viene chiarito come i CASP possano tecnicamente verificare le informazioni relative al titolare del wallet non-custodial di destinazione. Tale operazione, allo stato tecnologico attuale è decisamente complicata. Operazione difficilmente gestibile, considerando anche che, nel contesto blockchain, la gestione di un unhosted wallet potrebbe essere demandata ad uno smart contract. Un altro problema non di minore importanza, soprattutto per gli operatori minori, sarà la gestione delle segnalazioni. Dovendo segnalare alle autorità antiriciclaggio le operazioni oltre i 1000 euro, “fisicamente” la mole di lavoro aumenterà molto. Circostanza che farà lievitare i costi gestionali e probabilmente anche di risorse umane.
Partita (quasi) chiusa
Nulla è ancora deciso, anche se la strada sembra segnata. L’iter legislativo prevede altri step che potrebbero indurre il legislatore europeo a modifiche sul testo attuale. Una delle ipotesi, proposte anche da alcuni parlamentari nei loro interventi nella seduta di ieri, è per esempio un ritocco alle soglie e anche all’obbligo di segnalazione alle autorità da parte degli operatori, a prescindere dalla presenza di un sospetto di riciclaggio.