Con Twitter la privacy diventa un videogame. La trovata si chiama Twitter Data Dash, creato da Momo Pixel è un vero e proprio videogioco che accompagna l’utente nella comprensione dell’informativa.
Tema importante approccio leggero
Uno dei problemi più ricorrenti, soprattutto per chi come noi si occupa di privacy, è comunicare all’utente finale quanto sia importante approcciarsi al tema con attenzione e dandogli il peso che merita. Inutile negare che una buona fetta di utenti continuano ad ignorare di netto le informative. In questo senso il nuovo approccio di Twitter ci sembra una buona idea, per sensibilizzare gli utenti senza “appesantirli”.
Il gioco
Il gioco ricorda molto il celebre Supermario. Protagonista dell’avventura tra le “insidie” della privacy è un simpatico cagnolino in attesa di gustosi ossi da sgranocchiare, leccornie che il nostro personaggio – denominato “Data” – gli procurerà durante il suo percorso. Il nostro amico a quattro zampe, come da “tradizione” avrà come avversario un gatto, felino portatore di messaggi indesiderati, troll, pubblicità invasive. Per liberarsi degli ostacoli il nostro “Data” dovrà saltare tra varie piattaforme e fare il carico di ossi. Il secondo livello del gioco prevede l’apertura di varie finestre con link diretti all’informativa vera e propria ma anche a testi informativi sull’importanza della privacy, anche e soprattutto per tutelare sé stessi. Arrivare “al dunque” attraverso un percorso ludico dovrebbe attivare l’attenzione dell’utente, negli intenti di Twitter.
Game e GDPR
La novità introdotta da Twitter porta certamente una novità interessante in tema privacy, ma cosa ci dice il GDPR in relazione all’intuizione del social? L’articolo da prendere in considerazione è il 12, che cita testualmente:
il titolare del trattamento adotta misure appropriate per fornire all’interessato tutte le informazioni di cui agli articoli 13 e 14 e le comunicazioni di cui agli articoli 15 a 22 e all’articolo 34 relative al trattamento in forma concisa, trasparente, intelligibile e facilmente accessibile, con un linguaggio semplice e chiaro, in particolare nel caso di informazioni destinate specificamente ai minori. Le informazioni sono fornite per iscritto o con altri mezzi, anche, se del caso, con mezzi elettronici.
Appare chiaro che l’idea di rendere ludica la fruizione delle informative stia perfettamente nei perimetri del suddetto articolo, in particolare va ad integrare la “richiesta” del regolamento nella parte in cui esplicita la necessità di comunicare con i minori – o comunque con gli utenti più giovani – anche attraverso mezzi elettronici.
Il Garante sulla stessa linea
Riguardo necessità di informare i giovani su tema privacy attraverso un linguaggio più facilmente accessibile si era mosso anche il Garante Privacy italiano. Pochi mesi fa l’Autorità, infatti, aveva indetto un concorso in cui invitava gli utenti a trovare idee creative. Il concorso è stato vinto dalla Scuola del Fumetto di Cassino con un fumetto, appunto, nel quale una ragazza incontra un alieno preparatissimo sulla privacy e disponibilissimo a spiegare ai ragazzi il perché, e come, i dati personali debbano essere trattati. Attraverso l’interazione con il fumetto viene generata una vera e propria informativa.
Avrà un seguito, è la strada giusta?
Al momento l’esperimento desta curiosità e alimenta speranze verso un futuro in cui gli utenti, in particolare i più giovani, possano sviluppare una maggior coscienza sul tema. Dal nostro punto di vista è certamente una buona notizia l’avvio sempre più frequente di nuove modalità per indurre le persone ad una consapevolezza su diritti e doveri legati alla privacy. Propria ed altrui.