Croce Rossa digitale contro attacchi cyber. Il comitato internazionale ha proposto un “marchio digitale” come deterrente agli attacchi informatici negli ospedali.
Croce Rossa digitale
Non è chiaramente soltanto una questione di “etichetta”, ma una forte richiesta affinché anche gli attacchi informatici – almeno laddove vadano a colpire la salute delle persone, quindi le strutture sanitarie – siano considerati alla stregua degli attacchi di guerra “tradizionale”. Senza girarci intorno, il tema è questo.
Croce Rossa e Convenzione di Ginevra
L’etichetta informatica, in sostanza, avrebbe la stessa funzione del simbolo indossato da staff medico e volontari durante i conflitti armati in azioni di guerra. Come stabilito dalla Convenzione di Ginevra, recare danno ai soggetti che indossano quel simbolo equivale a commettere un crimine di guerra. L’emblema digitale di fatto dovrebbe “avvertire” gli eventuali hacker della gravità della loro azione.
L’attacco hacker sarebbe crimine di guerra
Il fine è questo. Proteggere le strutture sanitarie esattamente con le stesse dinamiche stabilite dal diritto internazionale umanitario in relazione ai crimini di guerra.
Conflitti sul campo e conflitti digitali
Come considerare un attacco informatico con ripercussioni sulle persone? Un attacco informatico contro una struttura ospedaliera in che modo va “giudicato”? Il tema, soprattutto dallo scoppio del conflitto in Ucraina, è all’ordine del giorno. Un tema complesso e su cui esperti ed accademici discutono da molto tempo. Gli analisti di Croce Rossa in particolare ci stanno “lavorando”, cercando un modo per traslare i meccanismi legali della guerra “sul campo” a quella ibrida, nelle circostanze sopra descritte.
Si cerca una soluzione tecnica
Prima di tutto, per Croce Rossa, è essenziale trovare una soluzione tecnica per tradurre nella pratica l’idea del “simbolo digitale”. I tecnici, insieme a istituti di ricerca, ci stanno lavorando. Una possibile soluzione pratica potrebbe essere l’inserimento di un file all’interno del sistema informatico. La protezione umanitaria in questo caso verrebbe segnalata attraverso un sistema semplice, ma anche facilmente “attaccabile”. Un’altra ipotesi è quella di un simbolo basato sul DSN. Il simbolo in questo caso sarebbe associato ad un dominio preciso, indicandone il sistema protetto. Altre ipotesi sono sul banco degli esperti informatici, tutte con pro e contro da valutare attentamente. L’idea c’è, la strada è lunga e tortuosa.
Ridurre il danno
Nella speranza che Croce Rossa trovi una soluzione definitiva e che parta quella che potremmo definire l’inizio di una nuova era per la guerra ibrida, sono molti gli esperti a chiedersi quanto effettivamente, il “simbolo digitale”, potrà essere realmente un deterrente per i cybercriminali. In un intervento all’Università di Bonn, il professor Mattew Smith ha espresso un parere favorevole all’iniziativa, sottolineando però come, purtroppo anche il simbolo “fisico” della Croce Rossa in zone di guerra non ha fermato in passato, e non fermerà in futuro, azioni di guerra. Il professore ha poi aggiunto che in ottica di riduzione del danno, quella della “Croce Rossa digitale”, è una idea importante che sarebbe auspicabile estendere su larga scala e, perché no, anche in altri contesti.
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