In un film del lontanissimo 1997 Sesso e Potere un presidente USA, a pochi giorni dalle elezioni, rischia di essere travolto dal solito scandalo sessuale. I membri del suo staff ingaggiano un produttore holliwoodiano per mettere in scena una finta guerra contro l’Albania e risollevare le sorti politiche del Presidente. Al tempo sembrava veramente fantascienza… non più.

L’allarme del Garante

Da alcune settimane sono visibili sul sito del Garante per la Protezione dei dati personali una pagina e un vademecum (per altri vademecum vedere qui) un po’ particolari e cioè quelli che mettono in guardia contro il Deep Fake.

Di cosa si tratta? Dice il Garante “I deepfake sono foto, video e audio creati grazie a software di intelligenza artificiale (AI) che, partendo da contenuti reali (immagini e audio), riescono a modificare o ricreare, in modo estremamente realistico, le caratteristiche e i movimenti di un volto o di un corpo e a imitare fedelmente una determinata voce“.

Lupin

Di recente questa forma gravissima di violazione della privacy è stata anche trattata nella serie televisiva Lupin proposta da Netflix in cui un emulo moderno del ladro gentiluomo usa questo particolare genere di ricatto per costringere una persona a confessare un crimine.
Ancora il Garante “Quella realizzata con i deepfake è una forma particolarmente grave di furto di identità. Le persone che compaiono in un deepfake a loro insaputa non solo subiscono una perdita di controllo sulla loro immagine, ma sono private anche del controllo sulle loro idee e sui loro pensieri, che possono essere travisati in base ai discorsi e ai comportamenti falsi che esprimono nei video.

Le applicazioni…

Si tratta del classico caso in cui la narrativa arriva dopo la realtà. Ed è questa una problematica di tutta la fantascienza moderna che fatica tremendamente a star al passo con la tecnologia e i suoi balzi evolutivi, che ormai in archi temporali ristretti compiono rivoluzioni a dir poco inimmaginabili.
Troviamo differenti tipologie di applicazioni e su piattaforme differenti: andiamo dalle app su smartphone (piuttosto approssimative e poco efficaci) a quelle su PC  (specie se dotati di scheda grafica potente) decisamente di livello superiore. Al momento la piattaforma favorita è Windows, poco esiste per Macintosh. Molto diffusi i servizi di deep faking via web. Seguirà un breve articolo sulle garanzie privacy che questi siti offrono.

e le implicazioni

Di sicuro non di second’ordine. I software non sono infallibili e nemmeno perfetti. Tuttavia, usandoli per danneggiare qualcuno, sebbene in un secondo momento sarà dimostrato e dimostrabile che quel qualcuno non ha detto o fatto quella determinata cosa, gli avremo comunque procurato un danno reputazione serissimo (il famigerato “Calunniate calunniate, qualcosa resterà“).

Il GDPR è preposto alla difesa delle persone fisiche. Uno strumento informatico che fonda il suo funzionamento sulla falsificazione proprio dell’immagine fisica di qualcuno diventa una minaccia diretta allo scopo dichiarato del GDPR.

Chi sta dietro le quinte

Non lo si vede, sembra un semplice programma, una banale app. Ma non lo è. Chi manovra i fili è un’intelligenza artificiale. Qualcosa che per certi versi possiamo assimilare a un robot (privo di corpo, per adesso). Ma un robot che al momento è privo di una regola di base. Che reagisce agli input senza riflettere sulle conseguenze delle sue azioni. Siccome, però, la riflessione è cruciale se parliamo di intelligenza, giacché implica la presenza di pensiero, allora dobbiamo anche fare in modo che quella entità sia regolata (esattamente come noi).

Le tre leggi della robotica di Asimov

Per gli appassionati di fantascienza si tratta dell’equivalente dei Dieci Comandamenti. Le tre leggi che Isaac Asimov (genio della fantascienza) ideò per dare ai robot dei suoi libri una sorta di dogma comportamentale e che, incredibilmente, potrebbero costituire l’ossatura anche per una regolamentazione della Artificial Intelligence. Certamente occorre che il GDPR inglobi al suo interno quei concetti. So che può sembrare qualcosa di apparentemente distante dal terreno giuridico, ma basta dare uno sguardo a come i giuristi si stanno muovendo per rendersi conto che le cose non sono così assurde. Del resto la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha offerto suggerimenti che in molti casi hanno a che vedere con l’AI. Per altra bibliografia vedere:

  1. Guidelines on Automated individual decision-making and Profiling – EDPB – 2018
  2. Guidance on AI and data protection – ICO – 2020
  3. GDPR compliance of processing that embed Artificial Intelligence. An introduction – AEPD – 2020
  4. Big data, artificial intelligence, machine learning and data protection – ICO – 2017
  5. Defining Artificial Intelligence. Towards an operational definition and taxonomy of artificial intelligence – EU Commission – 2020

Concludendo

Potrebbe veramente essere importante iniziare a gestire il GDPR aggiornandolo costantemente in modo che non diventi obsoleto come le leggi che lo hanno preceduto. La manutenzione come fosse un software potrebbe essere ciò che lo rende in grado di sfidare l’evoluzione della società degli algoritmi.

Jaera team

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