GAFI richiamo a paesi ad alto rischio. Il Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale (GAFI) ha pubblicato il 24 Febbraio una call to action per invitare tutti i Paesi ad una gestione adeguata, riguardo le problematiche antiriciclaggio, in relazione ai paesi ad alto rischio. In particolare, il documento, si concentra sulle interazioni con Iran, Corea del Nord e Myanmar.
Due diligence rafforzata
In sostanza, il nuovo documento del GAFI ha come fine quello di ribadire l’importanza dell’applicazione di una Due diligence rafforzata nei confronti di paesi con evidenti carenze strategiche nei loro regimi di contrasto al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.
Proteggere il sistema
Oltre alla Due dilgence rafforzata, GAFI invita i Paesi ad applicare, nei casi più gravi , contromisure atte a proteggere il sistema finanziario internazionale.
Pausa Covid
La Call to action pubblicata da FAFT-GAFI precisa che, causa pandemia Covid19, dal febbraio 2020 il processo di revisione per Iran e Repubblica Popolare di Corea è stato interrotto. Nonostante le ultime dichiarazioni sui due paesi risalgono al 21 febbraio 2020, GAFI invita a mantenere, oggi, l’applicazione delle contromisure e considerare valido ed in vigore l’alto rischio rilevato nel 2020.
Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC)
Il GAFI continua a essere preoccupato per il fatto che la RPDC non sia riuscita a risolvere le significative carenze nel suo regime antiriciclaggio e di lotta al finanziamento del terrorismo e le gravi minacce che esse pongono all’integrità internazionale. Il GAFI esorta la Repubblica Democratica Popolare di Corea ad affrontare immediatamente e in modo significativo le sue carenze in materia di AML/CFT. Inoltre, il GAFI nutre serie preoccupazioni per la minaccia rappresentata dalle attività illecite della RPDC, in particolare in riferimento alla proliferazione di armi di distruzione di massa (ADM) e al suo finanziamento. La RPDC resta dunque in black list.
Iran
Nel giugno 2016, l’Iran si è impegnato ad affrontare le sue carenze strategiche. Il piano d’azione dell’Iran è scaduto nel gennaio 2018, il GAFI ha rilevato che l’Iran non lo ha completato. Nell’ottobre 2019, l’organismo ha invitato i suoi membri e sollecitato tutte le giurisdizioni a richiedere un maggiore esame di vigilanza per le filiali e le consociate di istituzioni finanziarie con sede in Iran. Sono stati introdotti meccanismi di rendicontazione rafforzati e meccanismi rafforzati di segnalazione delle transazioni finanziarie. L’Iran, al 2020, non è riuscito ad attuare le Convenzioni di Palermo* e sul finanziamento del terrorismo in linea con gli standard del GAFI, resta dunque ad oggi in black list.
Myanmar
La posizione del Myanmar, a differenza di quella di Repubblica Popolare Democratica di Corea e Iran (con revisione ferma a febbraio 2020), è datata ottobre 2022. Nel febbraio 2020 il Paese si è impegnato ad affrontare le sue carenze strategiche. Il piano d’azione è scaduto nel settembre 2021. Nel giugno 2022, il GAFI ha esortato con forza il Myanmar a completare rapidamente il suo piano d’azione entro l’ottobre 2022, altrimenti avrebbe invitato i suoi membri ad applicare una maggiore due diligence nei rapporti commerciali. Ad oggi, il piano del Myanmar non è portato a termine, il Paese resta dunque in black list.
Marocco esce dalla lista grigia
Il GAFI individua i Paesi con carenze nelle misure di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo attraverso la predisposizione di due liste, lista “Paesi ad alto rischio” (lista nera) e “Altri Paesi monitorati” (lista grigia).
In lista grigia, quindi sottoposto ad intenso monitoraggio ma con un rischio meno alto rispetto a Iran e RPDC, c’era fino a pochi giorni fa il Marocco. Marocco che durante l’ultima riunione generale del GAFI, svoltasi a Parigi, è stato “depennato” dalla lista. Al gruppo di lavoro che ha decretato l’uscita del Paese dalla lista grigia hanno partecipato: 206 membri e osservatori, tra cui il Fondo monetario internazionale, le Nazioni Unite e la Banca mondiale. Il rapporto evidenzia come l’impegno politico del Paese abbia portato ad una conformità con gli standard internazionali, avendo rispettato gli impegni presi.