IA e privacy in Ron un amico fuori programma. Anche quest’anno saremo costretti a limitare i festeggiamenti e passare il Capodanno tra le mura domestiche. Cosa allora meglio di un buon film in famiglia per tentare di trascorrerlo in spensieratezza? Il nostro consiglio non poteva che ricadere sulla nuova pellicola della 20th Century Fox Studios “Ron un amico fuori programma”. Film d’animazione che tratta argomenti a noi “cari”: privacy e intelligenza artificiale. In primis.
La IA spiegata ai bambini
Ma anche agli adulti. Perché, infondo, il Film visibile da pochi giorni su Disney + dopo il buon successo nelle sale cinematografiche, tratta temi importanti, in modo leggero. Ma importanti. Cosa succede quando la dimensione sociale incontra la tecnologia? Cosa accade quando la logica degli algoritmi si interseca con i sentimenti umani? Cosa avviene (o avverrebbe) senza regole sulla profilazione e la geolocalizzazione on line? La narrazione della pellicola prova ad immaginarlo, sviluppando la materia con una storia che parte dal tema dell’amicizia, traslato ai tempi moderni (futuristici oseremmo dire).
Amicizia e tecnologia
Al centro di tutto, troviamo un ragazzo di nome Barney. L’adolescente frequenta la scuola media e fatica ad integrarsi con i suoi coetanei. Difficoltà legate anche alle condizioni economiche della sua famiglia, che non si può permettere di regalargli un B-Bot, la nuovissima invenzione della Bubble, multinazionale rappresentata nel film come una evidente parodia della Apple.
La spietata Bubble
Il Mondo, nella pellicola, è dominato dalla Bubble che detiene il monopolio dello sviluppo tecnologico e dei social network. Vi ricorda qualcosa? La pellicola si apre infatti proprio con una presentazione in pompa magna del nuovo robottino, il B-Bot. Il CEO, che espone il progetto durante l’evento è evidente citazione di un personaggio, ma vi lasciamo la suspance, per non spoilerare. Chi sarà mai?
Il B-Bot
I B-Bot sono dei robot multifunzionali, creati per aiutare i ragazzi a stringere amicizia tra loro. Il concetto di base è quello dell’interconnessione “perenne”. Il robottino è infatti costantemente collegato in rete. B-bot alla sua accensione profila integralmente il suo “padroncino-amico” ed inizia, attraverso interazioni sui social, a creare dei “match” tra ragazzi con le stesse caratteristiche, in una sorta di Tinder per adolescenti. B-bot sa tutto e condivide tutto: posizione, gusti alimentari, musicali, etc. Nel totale selvaggio nullo rispetto della privacy. A vantaggio di aziende che con quei dati poi possono mirare le loro campagne marketing in maniera chirurgica!
Il B-Bot di Barney
Già introverso di suo, il piccolo protagonista si ritrova ulteriormente “ghettizzato” ed escluso dalla vita sociale (Vita sociale?). Non avere il robottino, nella società descritta nella pellicola, significa letteralmente non avere amici. Il padre del ragazzo, nonostante le sue difficoltà economiche, nel giorno del compleanno di Barney gli regala un B-Bot. Di quelli economici, potendosi permettere soltanto quello.
Il robottino si rivela infatti difettoso
Il rapporto fra il giovane e il robot, “grazie” alla mancanza di alcune importanti unità software nel B-Bot, si rivelerà diverso da quello di tutti gli altri. Il B-Bot di Barney fatica a profilare il suo “amico”, si inceppa e combina guai in autonomia. Errori di sistema che in primis metteranno ancora più in difficoltà le relazioni sociali del ragazzo, tacciato da tutti come quello con il robot sfigato. Dopo i primi momenti difficili però, gli errori di programmazione dei B-Bot si rivelano la vera qualità del Robot, che inizia con il ragazzo una amicizia molto vicina a quella tra umano e umano. In sostanza, il robot proprio grazie ai suoi difetti inizia a provare qualcosa di simile a sentimenti ed emozioni. Un tema importante, quello legato all’evoluzione “emotiva” della macchina in un futuro lontano, affrontato con leggerezza. Ma affrontato.
Le nostre conclusioni
Il film ci è piaciuto, per il suo incedere narrativo scorrevole e divertente. Interessante anche il modo in cui temi importanti siano stati trattati con leggerezza, senza però riservarci, durante la visione, spunti di riflessione. Nella pellicola è evidente, dal nostro punto di vista, una critica alla pratica di marketing selvaggio, con una raccolta dati senza regole da parte delle multinazionali del web, spesso irrispettose della privacy.
Interessante anche il pretesto satirico del “bambino e il robot” per portarci a riflessioni sulla nostra stessa vita “reale”, spesso e volentieri troppo collegata alla visibilità social. Vero che l’aspetto critico è ben in evidenza, vero anche che nel film appare palese l’intento di non demonizzare la tecnologia che, se inserita in un contesto etico – leggi un nostro articolo in proposito – , è supporto al miglioramento delle nostre vite.