Selezionare la clientela sfruttando (male) l’antiriciclaggio? L’EBA dice no.
Clientela e rischi AML: una relazione difficile
Nei giorni scorsi la Banca d’Italia ha pubblicato la nota 34 con cui ha comunicato l’intenzione di conformarsi agli orientamenti EBA sulle politiche e sui controlli per la gestione efficace dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo nell’ambito dell’accesso ai servizi finanziari.
In particolare, il focus degli orientamenti EBA riguarda il c.d. “de-risking”.
De-risking: che cos’è?
Secondo l’EBA, il de-risking consisterebbe nel rifiuto di avviare o nella decisione di cessare rapporti continuativi con singoli clienti (o categorie di clienti) associati a un rischio maggiore di riciclaggio e finanziamento del terrorismo, ovvero nel rifiuto di effettuare operazioni caratterizzate da un livello tale di rischio.
Il processo di de-risking potrebbe costituire un ostacolo all’accesso dei clienti a servizi finanziari di base, certamente essenziali per partecipare attivamente alla vita economica e sociale.
Riguardo alla prevenzione del riciclaggio, è fondamentale considerare che i clienti soggetti a prassi di de-risking potrebbero cercare canali alternativi per soddisfare le proprie esigenze finanziarie, creando, di conseguenza, una falla nel sistema di monitoraggio generale.
Detto ciò, si potrà pensare, pertanto, che il de-risking sia conseguenza naturale di un obbligo che gli istituti creditizi sono tenuti ad adempiere.
Ed è qui che cominciano le domande.
Innanzitutto, è davvero così? Il de-risking è una conseguenza naturale dell’adempimento all’obbligo di adeguata verifica della clientela? E se così non è, da cosa nasce?
Qualche risposta
Conoscere la propria clientela, con il fine di assolvere correttamente agli obblighi di adeguata verifica, significa, in primis, identificare i soggetti, ma, soprattutto, acquisire e valutare informazioni idonee al calcolo del rischio e, nella specie, relative allo scopo e alla natura del rapporto stesso.
Risulta dunque evidente quanto sia importante effettuare l’Adeguata Verifica in modo rigoroso, richiedendo certamente notevole impegno e impiego di risorse adeguate.
A ciò si aggiunga poi un ulteriore fattore: gli istituti creditizi hanno dei risultati commerciali da raggiungere.
Senza entrare nel merito di tali risultati (tantomeno nelle modalità con cui si debbano raggiungere), diventa di palmare evidenza che le risorse e il tempo necessari per gestire tali adempimenti, in caso di maggior rischio, possano sembrare un ostacolo nella realizzazione degli obiettivi aziendali.
Non è forse che, per alcuni, il de-risking sia diventato uno strumento utile a tagliare ciò che risulta essere di ostacolo al business? Quanto tempo è realmente necessario per gestire un cliente ad alto rischio? Quante risorse servono? Quanto è armonica la struttura interna per permettere di gestire tutto ciò in modo agile? Un elevato livello di rischio potrebbe diventare una sorta di “alibi perfetto” per risparmiare tempo, risorse ed evitare quindi attività di verifica e controllo necessari.
Gestire la clientela: esiste una procedura perfetta?
Far coincidere obblighi e necessità sicuramente non è cosa semplice, così come non è altrettanto semplice per gli istituti creditizi gestire il proprio business e rispettare gli obblighi di antiriciclaggio.
A nostro avviso, il messaggio che vuole far passare l’EBA è chiaro: la selezione della clientela deve basarsi su un’associazione rischio-cliente ragionata.
Gli Enti obbligati, in tal senso, non dovrebbero “fermarsi” al primo livello di controllo, cioè quello relativo alla categoria di appartenenza del soggetto.
Servono, piuttosto, delle procedure chiare, trasparenti e pratiche, destinate ai soggetti obbligati alla normativa e, forse soprattutto, istruzioni chiare a tutti coloro che, operativamente, sono preposti all’esecuzione di tali controlli.
Siamo piuttosto certi che, in quest’ottica, il nuovo Esponente Responsabile per l’antiriciclaggio (ne abbiamo parlato qui), consapevole della centralità del proprio business ma anche dell’importanza della normativa AML, rivestirà un ruolo chiave nella gestione di tali criticità.
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