La Cina vieta le Tesla e anche la Svizzera non scherza. Il distretto di Beidaihe in Cina vieta le Tesla. Il Governo non ha fornito alcuna spiegazione ufficiale ma, considerando le caratteristiche delle vetture in questione, non è azzardato credere che la decisione riguardi misure di sicurezza eccezionali, adottate in concomitanza con il lungo vertice del Partito Comunista cinese che si svolgerà proprio in quella parte del grande paese.
Telecamere e Partito
Come noto, le elettriche di Elon Musk sono dotate di telecamere esterne e sensori istallati in assistenza ai conducenti nelle manovre. Tecnologia tanto utile quanto, lato privacy, potenzialmente invasiva, soprattutto se in zona c’è il Presidente Xi Jinping. Autorità che, ovviamente, parteciperà al mega Congresso.
I Timori Cinesi
La notizia di quello che di fatto è un divieto di circolazione per le Tesla è stata riportata dal sito d’informazione US News. L’informatore, un funzionario della polizia stradale cinese – che ha preteso chiaramente l’anonimato – ha affermato che il divieto avrà una durata di almeno due mesi, a partire dal 1 Luglio 2022. Il timore della Cina, è lapalissiano, si riferisce a eventuali operazioni di spionaggio da parte degli Stati Uniti.
Non è la prima volta
Già nello scorso Giugno la Cina aveva limitato la circolazione alle super auto di Musk. In quell’occasione il blocco è stato imposto dall’amministrazione di Chengdu e, guarda caso, proprio durante una visita del presidente Xi Jinping. Andando indietro nel tempo, il primo episodio di interdizione alla circolazione del quattro ruote risale al 2021. Blocco che non riguardò soltanto una zona della Cina, ma tutte le aree ospitanti impianti gestiti dall’esercito Cinese. In quell’occasione, Musk in prima persona, tentò di rassicurare il Governo precisando che i dati dei veicoli non vengono diffusi al di fuori della Nazione in cui vengono raccolti.
Tesla e Dati
Non solo telecamere. Le automobili elettriche di nuova generazione trasmettono una quantità enorme di dati, dalla cronologia del browser ai registri delle chiamate. Ma non è tutto. L’auto è progettata per essere controllata da remoto, plus per il proprietario, ma caratteristica che lascia il fianco scoperto ad altre possibili criticità. Criticità emerse nel Gennaio del 2021, quando un dicannovenne programmatore tedesco – qui il nostro articolo – è riuscito a violare venti auto e da remoto controllare sistemi audio, serrature, finestrini. Lo stesso Colombo – questo il nome dell’informatico tedesco – ha confermato, in molti interventi via stampa e con un post sui social, di essere riuscito ad accedere ad una quantità enorme di dati: dalla geolocalizazione dei veicoli alla cronologia metereologica.
Non solo Cina
Il ban delle vetture Tesla da parte della Cina fa notizia per le sue implicazioni politiche. Critiche, preoccupazioni, azioni contro Tesla arrivano però anche da altre parti. Un esempio eclatante è quello Svizzero. Secondo varie testate di TX Group, importante società media elvetica, le telecamere dell’elettrica hanno un raggio d’azione troppo ampio e non consentito dalla legge Svizzera. Per farci un’idea del raggio d’azione delle camere basta prendere in considerazione l’ultimo modello, vettura che monta otto videocamere in grado di riprendere a 360 gradi il perimetro intorno al mezzo arrivando ad una profondità di circa 250 mt.
Tutto molto bello, non per gli svizzeri
Come detto, le testate elvetiche stanno combattendo una vera e propria battaglia contro il colosso automobilistico e con le testate del TX Group sta collaborando anche il Dipartimento Tecnica automobilistica della Berner Fachhochschule. La modalità DashCam, secondo le fonti rossocrociate filma passanti, semafori e altre auto. Tutti dati che poi vengono analizzati dal computer di bordo. La legge Svizzera parla chiaro: “non è consentito – se non in casi eccezionali – utilizzare le DashCam e riprendere altri utenti”
DashCam sì, ma con moderazione
Vero che la legge svizzera non consente riprese con le videocamere delle automobili, vero anche che lascia uno spazio interpretativo nel passaggio in cui lo premetterebbe “in casi eccezionali”. Proprio in base a questo pertugio giuridico, sempre tramite le testate del TX Group, un portavoce incaricato federale della protezione dei dati ha raccomandato ai possessori di Tesla di non utilizzare la funzione DashCam in modo continuativo ed utilizzare con cautela anche il Sentry Mode – la modalità antifurto di sorveglianza – evitando di attivarla, per esempio, negli spazi pubblici.
Il nodo trasferimento dati Svizzera-USA
È scontato che i dati delle Tesla viaggino dal paese in cui si muove l’automobile verso la sede centrale negli Stati Uniti. Nel caso della Svizzera lo Swiss-US Privacy Shield consente il trasferimento -semplificando – di dati personali dalla Svizzera a un’azienda negli Stati Uniti a condizione che quest’ultima osservi una serie di norme e garanzie a tutela dei dati. La protezione si applica a tutte le persone domiciliate in Svizzera. Ed è proprio facendo leva su questo accordo che il buon Musk continua a far spallucce, nonostante la gestione della questione, in fatto di trasparenza, sia perlomeno definibile borderline. Scenario borderline anche secondo Peter Affolter, professore di tecnica automobilistica e dei veicoli della Berner Fachhochschule, “Non si sa quanti dati vengano trasmessi, quali vengano forniti e quando vengano inviati”. Lapidario, ha chiosato via stampa.
Tesla, lato utente
In questo scenario che ruolo possono avere i possessori delle quattro ruote più desiderate – e controverse – al Mondo? Anche ponendo la buona volontà di attenersi alle raccomandazioni – e soprattutto alle leggi – dell’LPD, l’utente Tesla si trova in una posizione complicata. A ingarbugliare il tutto c’è infatti una rilevante caratteristica dei mezzi in questione: l’aggiornamento dei software. Aggiornamento possibile soltanto se l’utente fornisce il consenso.
Rischiare o rinunciare al sogno?
Facciamo un esempio pratico. Poniamo che un possessore di Tesla particolarmente sensibile al tema privacy decida di non fornire il consenso di trasferimento dei filmati registrati in Sentry Mode. Bene, azione possibile, legittima e frutto di libera scelta che comporta però, per l’utente stesso, l’impossibilità di poter più aggiornare il software. Negazione del consenso che, di fatto, gli impedirà per sempre di usufruire di quella funzione della vettura. Ci chiediamo, quanti possessori di Tesla sono e saranno effettivamente disposti ad acquistare una vettura di questo tipo per poi rinunciare alle sue funzioni più all’avanguardia?
La risposta ci pare scontata…