La crypto Squid era una truffa. Una frode lampo. Il 20 Ottobre lanciata sul mercato, il 1 novembre andata al collasso. I creatori sono scappati con 2,1 milioni di dollari. Il token, mai ufficializzato da Netflix, ha spopolato per due settimane. Da qui il blocco dell’account Twitter e la fuga.
La leva popolare
I criminali, facendo leva sul fenomeno della serie tv sudcoreana prodotta da Netflix, avevano portato a “scommettere” sulla criptovaluta molti appassionati, ma non solo. Il gettone virtuale non ufficiale, denominato Squid, nella giornata di lunedì 1 novembre è caduto in picchiata a 0,003 dollari, dopo essere cresciuto del 310mila% arrivando a valere 2.861 dollari, con il valore vertiginoso in valuta di 2,1 milioni di dollari.
La caduta
Il motivo della caduta in picchiata del token è da ricondursi al ban imposto da Twitter, che ha stoppato l’account per attività sospette. Secondo Il Sole 24 Ore, l’operazione è da considerarsi molto probabilmente rug pull, ovvero un piano ben studiato dagli sviluppatori della criptovaluta che, una volta raggiunta la cifra prestabilita, abbandonano il progetto e, letteralmente, scappano con i soldi degli investitori.
Le cifre
In questo caso il malloppo dei creatori fuggiaschi è calcolabile in una cifra intorno ai tre milioni di dollari. Ovviamente gli acquirenti della crypto non hanno avuto la possibilità di venderla per ricavarci guadagno. Sempre dall’approfondimento del Sole 24 Ore, si ricavano dettagli importanti che avrebbero potuto mettere in guardia quale malcapitato investitore.
I campanelli d’allarme
La valuta era supportata da una presentazione poco attendibile, e con caratteristiche che avrebbero potuto mettere in allarme gli interessati all’investimento. La peculiarità negativa più rilevante risulta essere stata l’impossibilità, anche mentre la criptovaluta cresceva di valore, di rivenderla. La crypto Squid Game era una truffa? I segnali c’erano tutti. Un volta acquistato, il gettone, rimaneva bloccato nella rete senza possibilità di essere movimentato. Dubbi sulla limpidezza dell’operazione potevano sorgere anche visitando il sito – ovviamente non più consultabile – arrangiato e ricco di errori.
Gli sviluppatori senza nome
A rafforzare il lato oscuro della vicenda, aggiungiamo un dettaglio non di poco conto: i fondatori/sviluppatori erano ignoti. I loro nomi non apparivano su nessun canale o, come spesso succede nell’ambiente, nemmeno con qualche pseudonimo. Il White Paper, documento con informazioni tecniche sulla moneta virtuale, era anch’esso ricco di errori. Come ha potuto verificare il sito d’informazione Gizmodo.
AML e Crypto
L’Europa si sta muvendo celermente per tracciare i trasferimenti di Crypto-Asset. L’autorità AMLA ha fissato la l’operatività a pieno regime nel 2026. Le misure adeguano il quadro normativo dell’UE ai nuovi rischi legati all’innovazione tecnologica, come le valute virtuali. Appunto. Considerando i fatti attuali, auspichiamo che gli interventi atti a arginare il probema, siano efficaci e vengano attuati nel più breve tempo possibile.