Meta privacy e diritti umani. La relazione tra social e diritti umani è un tema caldo sin dal primo post comparso sui social network. Social, Facebook in particolare, che si apprestano a passare al livello successivo, quel Metaverso che tanto affascina ma che, nello stesso modo, preoccupa. Anche per questo motivo, per la prima volta nella sua storia, l’azienda ha pubblicato il primo rapporto sui diritti umani. Qua consultabile integralmente.
Amnesty International, Huma Right Watch
Le due più celebri entità internazionali in difesa dei diritti umani hanno da sempre espresso preoccupazioni riguardo il pericolo, per le democrazie in particolare, rappresentato da un utilizzo improprio del mezzo. Il motivo è lapalissiano, ma val la pena sottolineare come un regime autoritario, attraverso il controllo dei social, possa sorvegliare illegalmente gli utenti, oltre ad utilizzare lo stesso mezzo per propaganda. Su questo aspetto, il documento di Meta, ha voluto in più punti essere rassicurante:
I nostri team dedicati e il nostro regolamento dati contribuiscono a proteggere le persone dalla sorveglianza illegale o eccessiva da parte dei governi”,
si legge nella carta, che poi prosegue:
La nostra squadra incaricata collabora con le forze dell’ordine, facendo in modo che le nostre valutazioni contribuiscano a proteggere le persone dalla sorveglianza illegale o eccessiva da parte dei governi
Crittografia end-to end
Un passaggio chiave del documento è dedicato al ruolo della crittografia end-to-end su WhatsApp. Un sistema che Meta, si legge nella carta, ha intenzione di espandere anche ad altre applicazioni. Meta, inoltre, sottolinea come la crittografia consenta ai giornalisti e a tutte le figure impegnate in difesa dei diritti umani, di utilizzare un sistema di messaggistica sicuro.
I Team dedicati
Il documento, di fatto è anche e soprattutto un mezzo di valutazione interna, commissionata allo studio legale Foley Hoag. Nella “carta” un capitolo è completamente dedicato al lavoro del team di FB in supporto ad un utilizzo consapevole da parte dei minori. Il report sul presente è proiettato inevitabilmente su quello che sarà l’ambiente futuro. Nel documento l’azienda prende formalmente l’impegno di sviluppare nuove tecnologie per rendere il social, e il Metaverso, ambienti liberi, sicuri, inclusivi.
Criticità, attualità, diritti della persona
Che ruolo deve avere il social in questioni etiche e politiche? Le alte cariche di Meta si soffermano anche su questo tema. La Direttrice dell’aera diritti umani di Facebook, Miranda Sissons, ha voluto – a dirla tutta, senza entrare troppo nello specifico – raccontare il tipo di politica aziendale in riferimento, per esempio, alla protezione dei dati ed informazioni di donne che, via social o web abbiamo contattato associazioni o strutture per l’interruzione della gravidanza. Il riferimento è chiaramente legato alla recente decisione della Corte statunitense di abolire la storica sentenza Roe v. Wade, con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. Sentenza che di fatto consente a gli Stati che lo vorranno di rendere illegale l’aborto: Texas e Missouri si sono già mossi in questo senso.
Conformemente alla nostra politica in materia di diritti umani
ha spiegato Miranda Sissons
abbiamo preso l’impegno di interpretare le richieste dei governi in modo il più ristretto possibile
E “in caso di una differenza tra le norme locali e quelle internazionali, cerchiamo di rispettare le norme internazionali il più possibile”.
Nessun riferimento diretto alla questione aborto, ma parole evidentemente collocabili al tema.
Meta ammette falle sulla privacy
In un documento tutto sommato, passatecelo, autocelebrativo e con promesse proiettate nel futuro, fa specie l’autocritica dell’azienda sulla questione privacy legata agli occhiali smart Ray-Ban, supporto che di fatto permette di registrare video e scattare foto, soltanto indossandoli. Ecco, in questo caso specifico Meta ammette. Di non avere soluzioni immediate, che la criticità esiste – e la trovate nel documento alla voce “rischi”, che al momento non possono farci nulla ma ci lavoreranno. Al di là del discorso privacy, la criticità legata agli occhiali in questione è relativa anche alla loro interconnettività. Detta facile, un mezzo che permette di eseguire azioni potenzialmente invasive, senza l’utilizzo delle mani, è certamente da rivedere, e Meta lo sa. Il lato buono della medaglia, ci tiene a precisare l’azienda, è che proprio quei soggetti a rischio invasione della dignità della privaci – es: persone con disabilità – potranno trarre beneficio da questi strumenti.
Un buon auspicio
Al di là dei giudizi personali, è innegabile che Meta – spesso sotto l’occhio del ciclone ed accusata da più parti di scavalcare la sicurezza a vantaggio del profitto – con questo documento si impegna formalmente ad andare, con un senso etico rinnovato, verso l’utente finale. Per una volta lasciamo da parte considerazioni – e obiezioni – e portiamo a casa la buona notizia, perché la nostra sicurezza futura deve e dovrà passare forzatamente da politiche più umane da parte del colosso.